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Basta un sorrivo per rallegrare una giornata grigia!
Incontrami per la città,
mentre vago per la città,
in cerca di qualcosa che non so,
incontrami e sorridimi,
poi va per la tua strada.
[Jim Morrison]
23 marzo 2007
Perso in un sogno
Il navigante si perse in un sogno
di stelle irrangiugibili;
da allora tutti i dati trasmessi
sono illeggibili:
ogni tanto ci arrivano segni
che registra solo il cuore:
forse, forse, non c'è stato mai,
e sono tutte storie.
In questa notte seminata di nuvole
che non una luce trema,
ogni domanda è la risposta a una domanda
della risposta prima;
ogni ritorno è una falsa partenza,
l'illusione di un movimento,
come questo bagno di lacrime
che non ho pianto.
Troppo cielo;
troppe foglie ha buttato il pensiero;
troppi nomi per dirne uno solo;
troppe, queste lezioni di volo:
fammi scendere, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre,
via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo di ombre,
solo di ombre.
Nella memoria del mondo ci sono battaglie
e nostalgie del cielo,
grandi navi portano a spasso
la luce del pensiero:
ma io ricordo soltanto quel bacio,
quel giorno di primavera:
tutta la storia non vale
il tuo bacio di una sera.
Io ti amo:
ho paura ogni istante che abbiamo;
ho paura di averti di meno;
come un cieco ti ho dato la mano;
non lasciarmela, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre
via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo ombre,
e adesso...
[Canto Notturno (Di Un Pastore Errante Dell'Aria) - Roberto Vecchioni]
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di stelle irrangiugibili;
da allora tutti i dati trasmessi
sono illeggibili:
ogni tanto ci arrivano segni
che registra solo il cuore:
forse, forse, non c'è stato mai,
e sono tutte storie.
In questa notte seminata di nuvole
che non una luce trema,
ogni domanda è la risposta a una domanda
della risposta prima;
ogni ritorno è una falsa partenza,
l'illusione di un movimento,
come questo bagno di lacrime
che non ho pianto.
Troppo cielo;
troppe foglie ha buttato il pensiero;
troppi nomi per dirne uno solo;
troppe, queste lezioni di volo:
fammi scendere, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre,
via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo di ombre,
solo di ombre.
Nella memoria del mondo ci sono battaglie
e nostalgie del cielo,
grandi navi portano a spasso
la luce del pensiero:
ma io ricordo soltanto quel bacio,
quel giorno di primavera:
tutta la storia non vale
il tuo bacio di una sera.
Io ti amo:
ho paura ogni istante che abbiamo;
ho paura di averti di meno;
come un cieco ti ho dato la mano;
non lasciarmela, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre
via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo ombre,
e adesso...
[Canto Notturno (Di Un Pastore Errante Dell'Aria) - Roberto Vecchioni]
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22 marzo 2007
Ci vorrebbe un clone
Che palle! In questi giorni c'avrei anche una discreta ispirazione. Mi vengono in mente un sacco di cose che potrei scrivere sul blog invece non ho tempo perchè c'ho un sacco di lavoro da fare. Mi tocca limitarmi a qualche copia/incolla di parole che descrivono a grandi linee il mio stato attuale e tutte le cose bellissime che mi vengono in mente non ho il tempo di fermarle! Andranno perdute per sempre come lacrime nella pioggia, è tempo di lavorare.... [Il replicante indaffarato]
Il coraggio di tentare
I nostri dubbi sono dei traditori che ci fanno spesso perdere quei beni che potremmo ottenere, e questo solo perché non abbiamo il coraggio di tentare »
[ William Shakespeare ]
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[ William Shakespeare ]
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21 marzo 2007
La cosa più importante
Ora stringi fra le mani le tue lame stanche
E ricorda che la fine è la più importante
Tutto ciò che hai sempre amato giace in una fossa
Che han scavato le tue stesse ossa
Fra le alghe c'è un eroe che si sente giù
Era uso arrendersi non si arrende più
Ogni alba avrà anche un po' di morte dentro sè
Niente può minare me e te
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto quando cadi
Fatto sfatto disperato quanto bello sei
Se vuoi indietro la tua vita devi anche tradire
Non lasciar che il tuo percorso ti divori il ventre
E' la fine quella più importante
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto quando cadi
[Afterhours - E' la fine la più importante]
Oggi è così.....
.
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E ricorda che la fine è la più importante
Tutto ciò che hai sempre amato giace in una fossa
Che han scavato le tue stesse ossa
Fra le alghe c'è un eroe che si sente giù
Era uso arrendersi non si arrende più
Ogni alba avrà anche un po' di morte dentro sè
Niente può minare me e te
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto quando cadi
Fatto sfatto disperato quanto bello sei
Se vuoi indietro la tua vita devi anche tradire
Non lasciar che il tuo percorso ti divori il ventre
E' la fine quella più importante
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto quando cadi
[Afterhours - E' la fine la più importante]
Oggi è così.....
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20 marzo 2007
C'è da fidarsi?
Il cuore, per esempio hai presente?, fa il mestiere più antico del mondo: batte.
C'è mica da fidarsi, di uno così!
C'è mica da fidarsi, di uno così!
19 marzo 2007
Zingarata fotogastronamica
Ieri ho passato una bella giornata! Sono stato a fare una zingarata insieme alle mie donne preferite, la mia coinquilina che è una forza della natura e Gattafruata, famossissima tra i blogger di tutto il mondo. Queste due sono due pazze sciroccate! Messe insieme sono irresistibili. Mi fanno stiantà dal ridere e ogni volta ci divertiamo come porcelli nel fango! Con loro ogni cosa che accade diventa speciale. Ogni situazione, incontro, discussione, diventa uno sketch e ogni cosa non è mai banale. Ieri siamo stati a Seravezza. Il pretesto era questa mostra fotografica di Witkin. Partiamo verso le undici e mezza e dopo un lungo viaggio di circa 1,5 Km siamo già fermi per far scorta di cibo. Ora secondo voi due belle ragazze che cosa si mangiano durante una scampagnata? Un’insalatina e uno yogurt magro per mantenersi in forma? Ovviamente no! Ci siamo presi ognuno di noi circa mezzo metro quadro di schiacciata con mortadella! Poi c’erano lì quelle code di rospo, che la mia coinquilina di origini napoletane dice che a Napoli si chiamano così ma non ne son mica tanto sicuro che io sapevo che la coda di rospo era un pesce.... ma apparte il nome, erano così invitanti che era un peccato non prenderne un paio ed ovviamente per il viaggio serviva qualcosa da sgranocchiare in macchina quandi ci siamo presi anche un sacchetto di non sò come si chiamano, dei cacherozzoli salati a vari gusti, pizza, tonno, verdure... Il viaggio è stato piacevole, una bella giornata di sole e in macchina MCR, CCCP e Ramones a manetta. Lungo la strada siamo stati tentati di abbandonare la mostra fotografica perchè queste due erano irresistibilmente attratte da una fiera agricola! Tutti quei trattori, i cavalli, le mucche, le galline e poi ancora la friggitoria, il porchettaro e lo stand dei bomboloni era in richiamo troppo forte! Io però sono stato integerrimo verso la mia passione fotografica e ho tirato dritto verso la mosta. Stranamente abbiamo trovato il luogo al primo colpo, senza sbagliare mai strada. Questo perchè giustamente la navigatrice era Gattafruata in quanto l’altra non è che sia proprio affidabilissima nel trovare la strada giusta.... La mostra apre alle tre quindi siamo andati fino a Stazzema a pranzare. Li dopo aver fatto fuori la megaschiacciata con mortazza e le code di rospo (?) abbiamo esplorato una chiesetta romanica e fatto un pò di foto pazzoidi. Poi siamo tornati a vedere la mostra che è stata molto interessante!
Sulla strada del ritorno ormai appagata la mia voglia di cultura fotografica ho concesso anche alle due sciroccate di appagare la loro voglia repressa che da ormai diverse ore le tormentava! Lungo la strada ci siamo fermati alla fiera di paese e ci siamo mangiati un bombolone ripieno di crema appena fatto! Madonnamia quanto mangiano queste due! Certe volte mi fanno vergogà e porterle in giro! Sono una fogna! Che poi non sò come c’hanno dù fisici niente male tutte e due che io bò se mangiassi quanto mangian loro potrei rotolare!
Alla fine l’unica pecca della giornata è stata le oltre due ore di fila sull’autostrada che abbiamo fatto al ritorno. Ma nel complesso è stato un divertimento continuo con queste due! Lascio la soddisfazione a Gattafruata di raccontare nel suo blog i particolari se ne avrà voglia. Questo post era solo per segnare il ricordo di una giornata e per ringraziere entranbe di quello che ogni volta riescono a darmi....
Sulla strada del ritorno ormai appagata la mia voglia di cultura fotografica ho concesso anche alle due sciroccate di appagare la loro voglia repressa che da ormai diverse ore le tormentava! Lungo la strada ci siamo fermati alla fiera di paese e ci siamo mangiati un bombolone ripieno di crema appena fatto! Madonnamia quanto mangiano queste due! Certe volte mi fanno vergogà e porterle in giro! Sono una fogna! Che poi non sò come c’hanno dù fisici niente male tutte e due che io bò se mangiassi quanto mangian loro potrei rotolare!
Alla fine l’unica pecca della giornata è stata le oltre due ore di fila sull’autostrada che abbiamo fatto al ritorno. Ma nel complesso è stato un divertimento continuo con queste due! Lascio la soddisfazione a Gattafruata di raccontare nel suo blog i particolari se ne avrà voglia. Questo post era solo per segnare il ricordo di una giornata e per ringraziere entranbe di quello che ogni volta riescono a darmi....
16 marzo 2007
Inviti superflui
Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro ai vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spianavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran teatro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlan con voce umana, nè battesti mai alla porta del castello deserto, nè camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, nè ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata dalla piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei: "Ti ricordi?" ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poichè le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Nè puoi quindi amare quelle domeniche che dico, nè l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, nè riconosci all'ora giusta l'incantesimo delle città, nè le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient'altro.
Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dai prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello!" Niente altro diresti perchè noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!" ma altre povere cose che a me non importano. Perchè purtroppo sei fatta cosi. E non saremmo neppure per un istante felici.
Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sè una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensi sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardar le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, nè dei presentimenti che passano, nè ti sentirai come me chiamata a sorte orgogliosa. Nè udresti quella specie di musica, nè capiresti perchè la gente ci guarda con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile.
Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo si almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicino. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, nè guarderò le nubi, nè darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi o dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie cosi amiche dell'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu - adesso che ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili da valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perchè ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso tra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
(Dino Buzzati)
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poichè le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Nè puoi quindi amare quelle domeniche che dico, nè l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, nè riconosci all'ora giusta l'incantesimo delle città, nè le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient'altro.
Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dai prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello!" Niente altro diresti perchè noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!" ma altre povere cose che a me non importano. Perchè purtroppo sei fatta cosi. E non saremmo neppure per un istante felici.
Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sè una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensi sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardar le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, nè dei presentimenti che passano, nè ti sentirai come me chiamata a sorte orgogliosa. Nè udresti quella specie di musica, nè capiresti perchè la gente ci guarda con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile.
Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo si almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicino. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, nè guarderò le nubi, nè darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi o dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie cosi amiche dell'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu - adesso che ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili da valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perchè ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso tra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
(Dino Buzzati)
Lo struzzo
Allora adesso vi racconterò una storia.
C'era una volta un bellissimo struzzo..... no forse è meglio se non ve la racconto che ultimamente le mie storie non è che siano state molto apprezzate....
[...]
I know it's hard to keep an open heart
When even friends seem out to harm you
But if you could heal a broken heart
Wouldn't time be out to charm you?
C'era una volta un bellissimo struzzo..... no forse è meglio se non ve la racconto che ultimamente le mie storie non è che siano state molto apprezzate....
[...]
I know it's hard to keep an open heart
When even friends seem out to harm you
But if you could heal a broken heart
Wouldn't time be out to charm you?
[...]
[November Rain - Guns'N'Roses]
Etichette:
Certe volte accade che...,
Vi racconterò una storia
15 marzo 2007
13 marzo 2007
Datemi una pinza!
Stamattima è dura! Nel mio ufficio son tutta gente più o meno simpatica tranne un tipo insopportabilmente fascistoide che fa il saputello che poi c’ha una vocetta stridula che le cazzate che spara a raffica ti entrano nel cervello che non c’è proprio nulla da fare come un rubinetto che gocciola. Stamattina è dura perche stò lobotomizzato appena arrivato si è messo a lamentarsi con tutti che ieri è stato dal dentista per togliersi un dente ma il dentista non ha voluto toglierlo perchè era troppo vicino ad un nervo che da la sensibilità al labbro e c’è il rischio di perdere la sensibilità e sta sproloquiando a raffica contro i dentisti, la sanità italiana e il pubblico e il privato e l’america e la voglia di lavorà e stà facendo due palle così da due ore a tutti lamentandosi di tutto. Cazzo stamattina non lo reggo! Porcoboia! Avrei voglia di andare li, sbattergli la testa sulla scrivania mettergli un piede sulla fronte, aprirgli quella cazzo di bocca e strappargli via quel dente con un paio di pinze da meccanico!
E’ no oggi proprio la pazienza l’ho lasciata a casa! Basta ora vò a fare un giro in officina così per un pò non sento più cazzate e se lì trovo un paio di pinze quando torno se il tipo sta ancora sparando cazzate......
E’ no oggi proprio la pazienza l’ho lasciata a casa! Basta ora vò a fare un giro in officina così per un pò non sento più cazzate e se lì trovo un paio di pinze quando torno se il tipo sta ancora sparando cazzate......
12 marzo 2007
Fiore nel deserto
Allora adesso vi racconterò una storia.
Cera una volta un bellissimo fiore nato nel deserto. Questo fiore si sentiva un pò sfigato perchè era nato tutto solo nel deserto e poi essendo che non pioveva da tanto anzi forse può anche darsi che da quando era nato non era mai piovuto in quel deserto caldissimo e quindi il fiore bellissimo non sapeva cos’era l’acqua. Dopo tanto tempo che il bellissimo fiore era li nel deserto non si sentiva tanto bene perchè senza acqua stava per morire. Passò di li un canguro che vide il fiore bellissimo e siccome i canguri c’hanno la vista lunga vide che il fiore era bellissimo e gli pisciò addosso. Li per li il fiore ne fù contanto perchè stava per morire e invece grazie a quella pisciata di canguro non morì e gli parve una bella cosa. Il canguro se ne andò via balzellon balzelloni lasciando il fiore bello pieno di gratitudine e ammirazione verso il se medesimo canguro che gli aveva salvato la vita. Ogni tanto il canguro tornava a fare una pisciatina sul fiore per farlo campare ma poi se ne ritornava via balzellon balzelloni a farsi i cazzi suoi con gli amici canguri fregandosene del fiore bellissimo perchè tanto sapeva che il fiore era ormai tutto solo per lui. Poi un giorno arrivò uno che c’aveva dell’acqua che quando vide il fiore bellissimo ma piscioso gliela voleva dare un pò perchè sapeva che bevendo acqua si vive meglio che bevendo pipì e anche un pò perchè il fiore bellissimo gli garbava assai. Ma il fiore l’acqua non la volette perchè tanto c’aveva già il canguo che lo faceva campare con la pipì e non sapeva il fiore bellissimo che esistesse anche l’acqua che era meglio.
La storia ha tre possibili finali. Secondo voi il tipo con l’acqua che dovrebbe fare?
- Fregarsene di quel che gli dice il fiore e versargli addosso l’acqua che poi il fiore si renderà conto che è meglio?
- Mettersi li a cecce e aspettare e sperare che prima o poi venga un bell’acquazzone nel deserto cosicchè il fiore capisca che il canguro in realtà gli pisciava addosso e invece l’acqua che il tipo gli vuole dare è meglio e così poi il fiore la vorrà?
- Oppure il tipo con l’acqua dovrebbe andare via e serbare la sua acqua per un altro fiore che la sappia apprezzare di più quando lo incontrerà?
Ditemi quale secondo voi è il finale più giusto!
E' ovvio che ogni riferimento a fatti, cose, fiori o canguri è puramente casuale.... o fortemente voluto.
Cera una volta un bellissimo fiore nato nel deserto. Questo fiore si sentiva un pò sfigato perchè era nato tutto solo nel deserto e poi essendo che non pioveva da tanto anzi forse può anche darsi che da quando era nato non era mai piovuto in quel deserto caldissimo e quindi il fiore bellissimo non sapeva cos’era l’acqua. Dopo tanto tempo che il bellissimo fiore era li nel deserto non si sentiva tanto bene perchè senza acqua stava per morire. Passò di li un canguro che vide il fiore bellissimo e siccome i canguri c’hanno la vista lunga vide che il fiore era bellissimo e gli pisciò addosso. Li per li il fiore ne fù contanto perchè stava per morire e invece grazie a quella pisciata di canguro non morì e gli parve una bella cosa. Il canguro se ne andò via balzellon balzelloni lasciando il fiore bello pieno di gratitudine e ammirazione verso il se medesimo canguro che gli aveva salvato la vita. Ogni tanto il canguro tornava a fare una pisciatina sul fiore per farlo campare ma poi se ne ritornava via balzellon balzelloni a farsi i cazzi suoi con gli amici canguri fregandosene del fiore bellissimo perchè tanto sapeva che il fiore era ormai tutto solo per lui. Poi un giorno arrivò uno che c’aveva dell’acqua che quando vide il fiore bellissimo ma piscioso gliela voleva dare un pò perchè sapeva che bevendo acqua si vive meglio che bevendo pipì e anche un pò perchè il fiore bellissimo gli garbava assai. Ma il fiore l’acqua non la volette perchè tanto c’aveva già il canguo che lo faceva campare con la pipì e non sapeva il fiore bellissimo che esistesse anche l’acqua che era meglio.
La storia ha tre possibili finali. Secondo voi il tipo con l’acqua che dovrebbe fare?
- Fregarsene di quel che gli dice il fiore e versargli addosso l’acqua che poi il fiore si renderà conto che è meglio?
- Mettersi li a cecce e aspettare e sperare che prima o poi venga un bell’acquazzone nel deserto cosicchè il fiore capisca che il canguro in realtà gli pisciava addosso e invece l’acqua che il tipo gli vuole dare è meglio e così poi il fiore la vorrà?
- Oppure il tipo con l’acqua dovrebbe andare via e serbare la sua acqua per un altro fiore che la sappia apprezzare di più quando lo incontrerà?
Ditemi quale secondo voi è il finale più giusto!
E' ovvio che ogni riferimento a fatti, cose, fiori o canguri è puramente casuale.... o fortemente voluto.
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Certe volte accade che...,
Vi racconterò una storia
Il mio lavoro
Cari i miei affezionati lettori per una volta scriverò un post serio! Vi parlerò del mio lavoro! Io lavoro per un'importente società multinazionale chiamata GE....
Ecco mi son già rotto i coglioni vorrà dire che vi posterò una vignetta esplicativa!
Ecco mi son già rotto i coglioni vorrà dire che vi posterò una vignetta esplicativa!
08 marzo 2007
Omaggio a quelle donne che...
"Les Passantes",
di Georges Brassens
Je veux dédier ce poème
A toutes les femmes qu'on aime
Pendant quelques instants secrets
A celles qu'on connait à peine
Qu'un destin différent entraîne
Et qu'on ne retrouve jamais
A celle qu'on voit apparaître
Une seconde à sa fenêtre
Et qui, preste, s'évanouit
Mais dont la svelte silhouette
Est si gracieuse et fluette
Qu'on en demeure épanoui
A la compagne de voyage
Dont les yeux, charmant paysage
Font paraître court le chemin
Qu'on est seul, peut-être, à comprendre
Et qu'on laisse pourtant descendre
Sans avoir effleuré sa main
A celles qui sont déjà prises
Et qui, vivant des heures grises
Près d'un être trop différent
Vous ont, inutile folie,
Laissé voir la mélancolie
D'un avenir désesperant
Chères images aperçues
Espérances d'un jour déçues
Vous serez dans l'oubli demain
Pour peu que le bonheur survienne
Il est rare qu'on se souvienne
Des épisodes du chemin
Mais si l'on a manqué sa vie
on songe avec un peu d'envie
A tous ces bonheurs entrevus
Aux baisers qu'on n'osa pas prendre
Aux coeurs qui doivent vous attendre
Aux yeux qu'on n'a jamais revus
Alors, aux soirs de lassitude
Tout en peuplant sa solitude
Des fantômes du souvenir
On pleure les lèvres absentes
De toutes ces belles passantes
Que l'on n'a pas su retenir
Versione Italiana
di Fabrizio De André
Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.
A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.
Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.
A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.
Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.
Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.
Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.
E' vero che si può vivere senza una donna,
ma è anche vero che senza una donna
non si può dire di aver vissuto
di Georges Brassens
Je veux dédier ce poème
A toutes les femmes qu'on aime
Pendant quelques instants secrets
A celles qu'on connait à peine
Qu'un destin différent entraîne
Et qu'on ne retrouve jamais
A celle qu'on voit apparaître
Une seconde à sa fenêtre
Et qui, preste, s'évanouit
Mais dont la svelte silhouette
Est si gracieuse et fluette
Qu'on en demeure épanoui
A la compagne de voyage
Dont les yeux, charmant paysage
Font paraître court le chemin
Qu'on est seul, peut-être, à comprendre
Et qu'on laisse pourtant descendre
Sans avoir effleuré sa main
A celles qui sont déjà prises
Et qui, vivant des heures grises
Près d'un être trop différent
Vous ont, inutile folie,
Laissé voir la mélancolie
D'un avenir désesperant
Chères images aperçues
Espérances d'un jour déçues
Vous serez dans l'oubli demain
Pour peu que le bonheur survienne
Il est rare qu'on se souvienne
Des épisodes du chemin
Mais si l'on a manqué sa vie
on songe avec un peu d'envie
A tous ces bonheurs entrevus
Aux baisers qu'on n'osa pas prendre
Aux coeurs qui doivent vous attendre
Aux yeux qu'on n'a jamais revus
Alors, aux soirs de lassitude
Tout en peuplant sa solitude
Des fantômes du souvenir
On pleure les lèvres absentes
De toutes ces belles passantes
Que l'on n'a pas su retenir
Versione Italiana
di Fabrizio De André
Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.
A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.
Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.
A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.
Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.
Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.
Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.
E' vero che si può vivere senza una donna,
ma è anche vero che senza una donna
non si può dire di aver vissuto
(Karl Kraus)
07 marzo 2007
I congiuntivi
Certo è! In treno non ci si annoia mai... e neanche si riesce mai a farsi un sonnellino quando si vuole perchè succede sempre qualcosa di interessante o imprevedibile e sempre inivitabilmente rumoroso che hai voglia te a tenere le cuffie piantate negli orecchi a palla, non c’è verso ti distraggono comunque che non sò io com’è possibile questa cosa che io sul treno posso mettere anche la musica a tutto volume e riesco ad addormentarmi ma c’è sempre almeno due nello scompartimento che chiacchierano pipipi pipipi fitto fitto e non c’è verso sovrastano tutto musica e rumore del treno. Ma la cosa peggiore che ti possa capitare se sei in treno e ti vuoi riposare è l’invasione dei Gremlins!!! Te sei li nello scompartimento tranquillo quasi deserto comodamente sprofondato nel sedile che ti stai per addormentare quando il treno si ferma ad una stazione e come apre le porte, o a volte anche prima, senti lo stridio delle loro vocette e te li già sai chi sono e preghi “NO NO DIO FA’ CHE NON VENGANO IL QUESTO VAGONE, NO!!!!” Poi senti lo scalpiccio dei loro piedini da Gremlins che si avvicina e allora lì in momenti come quelli ti vengono i dubbi sull’esistenza di Dio! E’ inutile farsi prendere dal panico mettiti pure l’anima in pace che non c’è nulla da fare i Gremlins stanno arrivando e per tutto il viaggio stà sicuro che non ci sarà verso di chiudere occhio… poi l’orrore si manifesta, le porte dello scompartimento si spalancano e un’orda inarrestabile e incredibilmente chiassosa di Gremlins invade tutti i posti liberi e te ormai rassegnato raccogli le tue cose prima che quelli le calpestino o ci si buttino a sedere sopra che se non stai attento lo sai come te le ridicono le tue cose i Gremlins!!! Che io non sò com’è oggi come oggi questa moda che ai miei tempi non usava mica portare in giro così sul treno le scolaresche che oggi come oggi tutte le mattine sul treno te incontri un marasma di ragazzini di una qualche scuola che non si sà mica dove li portano sempre tutte le mattine che fanno un marasma di casino peggio ma peggio dei Gremlins!!!
Ora, apparte questo sfogo dovuto ad un viaggio insonne, stamattina però i pischellotti di turno mi hanno anche fatto fare una risata. Stamattina ero lì attorniato da questa scolaresca di ragazzini sui 13 anni saliti a Prato, che di solito salgono sempre a Montale/Agliana o a Prato che in quella zona li ci devono essere dei nidi di Gremlins che dev’esse pieno è! Comunque ero lì che volente o nolente stavo ad ascoltare i tre intorno a me che per tutto il viaggio non hanno fatto altro che parlare di fica! Ora non vi stò a riportare tutti i discorsi per filo e per segno che questo è un blog serio e di un certo rispetto e quello che dicevano questi ragazzini erano dei bei discorsucci da scaricatori di porto! In particolare il più esperto in materia era un ragazzino piccoletto magromagro di sicuro rifinito dalle seghe che senza pudore alcuno parlava a voce alta dell’argomento con tutto un dialetto pratese ben colorito utilizzando i congiuntivi a piacere tant’è che ad un certo punto l’insegnante si è girata e gli ha detto “Matteo ma questi congiuntivi? L’italiano proprio non ti riesce impararlo!”, che si badi bene non l’ha ripreso a proposito del linguaggio che usava no, queste cose ormai anche alle scuole medie sono la norma, l’ha ripreso perchè non sapeva l’italiano e sbagliana i congiuntivi… vabè ma la risposta del ragazzino è stata fantastica … una perla… il ragazzino senza scomporsi minimamente gli ha risposto “Oh professoressa! A italiano è due anni che c’ho lei…. Come pensa che possa aver imparato qualcosa!!!”………….. l’insegnante azzittita e ricoperta s’è rigirata lasciando il mitico Matteo al racconto delle sue fantasie erotiche da adolescente arrapato… io benchè scocciato dall’orda di Gremlins non ho potuto far a meno di sorridere dento la mia sciarpa pensando a come eravamo noi alle medie e a come sono ora questi ragazzini di oggi …. Son dei rompicoglioni si, ma ad uno cosi io ad italiano gli darei 9!!!
Ora, apparte questo sfogo dovuto ad un viaggio insonne, stamattina però i pischellotti di turno mi hanno anche fatto fare una risata. Stamattina ero lì attorniato da questa scolaresca di ragazzini sui 13 anni saliti a Prato, che di solito salgono sempre a Montale/Agliana o a Prato che in quella zona li ci devono essere dei nidi di Gremlins che dev’esse pieno è! Comunque ero lì che volente o nolente stavo ad ascoltare i tre intorno a me che per tutto il viaggio non hanno fatto altro che parlare di fica! Ora non vi stò a riportare tutti i discorsi per filo e per segno che questo è un blog serio e di un certo rispetto e quello che dicevano questi ragazzini erano dei bei discorsucci da scaricatori di porto! In particolare il più esperto in materia era un ragazzino piccoletto magromagro di sicuro rifinito dalle seghe che senza pudore alcuno parlava a voce alta dell’argomento con tutto un dialetto pratese ben colorito utilizzando i congiuntivi a piacere tant’è che ad un certo punto l’insegnante si è girata e gli ha detto “Matteo ma questi congiuntivi? L’italiano proprio non ti riesce impararlo!”, che si badi bene non l’ha ripreso a proposito del linguaggio che usava no, queste cose ormai anche alle scuole medie sono la norma, l’ha ripreso perchè non sapeva l’italiano e sbagliana i congiuntivi… vabè ma la risposta del ragazzino è stata fantastica … una perla… il ragazzino senza scomporsi minimamente gli ha risposto “Oh professoressa! A italiano è due anni che c’ho lei…. Come pensa che possa aver imparato qualcosa!!!”………….. l’insegnante azzittita e ricoperta s’è rigirata lasciando il mitico Matteo al racconto delle sue fantasie erotiche da adolescente arrapato… io benchè scocciato dall’orda di Gremlins non ho potuto far a meno di sorridere dento la mia sciarpa pensando a come eravamo noi alle medie e a come sono ora questi ragazzini di oggi …. Son dei rompicoglioni si, ma ad uno cosi io ad italiano gli darei 9!!!
06 marzo 2007
05 marzo 2007
Il guerrioro della notte
Non è molto tempo che uso il treno per andare e venire dal lavoro ma in questi pochi mesi ho già capito che il treno è una ricettacolo di personaggi uno più strano dell’altro. In treno si incontrano le persone più disparate e succedono situazioni delle più assurde, non ci si annoia proprio mai.
L’altra sera tornando a casa mi è capitato questo tipo seduto nei posti di fianco a me di là del corridoio del treno. Stranamente eravamo in pochissimi nel piano superiore del vagone del TAF e oltre a me e lui ci saranno stati soltanto uno o due altri passeggeri. Già a vederlo si capiva che non doveva essere del tutto a posto. Sulla sessantacinquina, era vestito alla contadina (rima non voluta) anni sessanta come si vede nei filmati d’epoca quando i contadini erano ancora contadini e non imprenditori agricoli. Sembrava mio nonno dei tempi migliori, pulloverino fantasia triste scollato a V, pantalone di velluto vagamente pulito, scarpe mocassino sformate, capello impomatato, busta di plastica rossa tra i piedi e sguardo spento fisso nel vuoto del finestrino. Solo ogni tanto si solgeva a guardare me e allora io dovevo distogliere lo sguardo per far finta di nulla, perchè ti assicuro caro il mio lettore curioso, era impossibile guardare negli occhi uno così, non sai mica cosa gli può passare per la testa ad uno così! Potrebbe iniziare ad inveirti contro qualsiasi cosa di incomprensibile o menarti o magari tirare fuori una mannaia da quella borsa rossa che te li poi ti vengon fuori le fantasie più assurde che ti immagini che la borsa all’inizio era bianca come tutte le normali buste di plastica della Coop e poi ora è diventata rossa sporcata dal sangue della mannaia che il tipo ripone dentro dopo aver tranciato le carotidi di quelli che lo guardano negli occhi. Oppure ti può succedere da un tipo così che guardandolo negli occhi questo ti scoppi a piangere addosso abbracciandoti e smoccicandoti sulla spalla che non sò cos’è peggio se questo o il fatto della mannaia! Comunque io ero li in questo vagone deserto che mi immaginavo quasi di essere nella metropolitana nel film I Guerrieri della Notte e solo per questo mi sentivo un pò intimorito e tenevo d’occhio questo tipo cercando di non farmene accorgere perchè me lo sentivo che uno così prima o poi avrebbe fatto qualcosa di strano per cui meritava cercare di non addormentarsi come faccio di solito e stare ad assistere alla perla di comportamento nella quale il tipo si sarebbe cimentato di li a poco. Ed infatti! Lui era lì con lo sguardo perso nel vuoto quando il treno inizia a rallentare e si ferma ad una stazione. A quel punto il tipo schizza su in piedi come un fulmine, senza però picchiare la testa nella mensola portabagagli che io non so com’è che ci picchio sempre io sulla mensola portabagagli di questo cazzo di TAF che l’hanno fatto con il tetto che piega troppo verso l’interno che sembrerebbe che lo volessero fare a punta come il tetto del campanile del paesino di Heidi che a me mi piace il posto accanto al finestrino ma poi quando mi alzo ci picchio sempre il capo in quel cazzo di portabagagli che è troppo basso! Ma il tipo invece schizza su come una molla e non ci picchia anche se io quando l’ho visto schizzare su come una molla mi son detto "ora ci picchia" e invece non c’ha picchiato. Sarà forse perchè era alto si e no 1,60 e invece io sono 1,83 (1,90 con i capelli) ma non c’ha picchiato mentre io ci picchio sempre. Inzomma luilì schizza su come un canguro, si rivolge a me, mi guarda con occhi spiritati e come un’ossesso mi urla "E’ SESTO FIORENTINO QUESTO?!! E’ SESTO FIORENTINO QUESTO?!!! E’ SESTO FIORENTINO QUESTO?!!!!" Io resto di stucco senza riuscire a proferir parola senzata, al più devo avergli farfigliato qualcosa come "bo non sò... forse...." cercando di guardare fuori dal finestrino per vedere dove eravano intanto che cercavo una via di fuga dallo scompartimento nel caso il tipo avesse estratto la mannaia. Il tipo però, forse colto da un momento di compassione verso il mio sbigottimento, decide di non estrarre la mannaia ed uccidermi ma invece prende la busta di plastica rossa e inizia a correre nel corridoio e giù per le scalette fino alla porta d’uscita del treno. Arrivato li sento che inizia ad urlare "NON SI APRE!!! NON SI APEEE!!!" A questo punto il tipo convinto che la porta fosse bloccata dove esser corso verso l’alta porta perchè ho sentito un trambusto assurdo al piano di sotto del vagone che mi immaginavo che si stava facendo largo tra la gente a colpi di mannaia e mi immaginavo già la scena che si sarebbe mostrata ai miei occhi quando sarei dovuto scendere.... un scompartimento intero schizzato di sangue con teste e braccia mozzate sparse sul corridoio a cui stare attento a non pestare che sinceramente mi avrebbe fatto un pò senso... Quindi il tipo dopo aver fatto schizzar via teste e braccia ad una decina di persone deve esser giunto all’altra uscita perchè anche lì l’ho sentito urlare "NON SI APRE!!! NON SI APRE!!! LA PORTA NON SI APREEE!!!" a voce ancora più alta di prima. A questo punto... non ci crederete ma vi assicuro che è vero.... ho visto risbucare il tipo dalle scalette che stava tornando al piano di sopra che che ne sò che cosa gli era saltato in mente che forse ci fossero state le porte anche al piano di sopra? O forse ci aveva ripensato e voleva anche la mia testa preso dalla follia in cui era in pieno panico perchè lui doveva scendere e le porte non si aprivano!?!? Insomma stava risalendo le scale e intanto continuava a urlare "LE PORTE NON SI APRONOOO!!!" Al che io sempre più allibito ma deciso a tentare di salvermi la vita mi sono alzato e gli ho chiesto se avesse pigiato il pulsante che è sulle porte. Il tipo allora si è rifiondato di sotto ha pigiato il pulsantino all’uopo adibito all’apertura delle porte in questi nuovi treni perle di modernità ed efficenza ed è riuscito a scendere in tempo prima che il treno ripartisse.... Io pian piano sono riuscito a scuotermi dallo sbigottimento della scena a cui avevo avuto il piacere testè di assistere e mentre mi adagiavo sul seggiolino tentando di assopirmi nel dondolio del treno mi son chiesto che personaggioni ci sono in giro e soprattutto sui treni dei pendolari che ce nè proprio un concentrato dei migliori! Mentre mi stavo per addormentare in verità mi son rattristato un pò perchè mi son reso conto che non ci son più i Guerrieri della Notte di una volta che non capivo come mai avesse fatto tutto quel casino per la posta che pensava bloccata e non l’avesse invece sfasciata subito a colpi di mannaia .... èh... anche i Guerrieri della Notte invecchiano!
L’altra sera tornando a casa mi è capitato questo tipo seduto nei posti di fianco a me di là del corridoio del treno. Stranamente eravamo in pochissimi nel piano superiore del vagone del TAF e oltre a me e lui ci saranno stati soltanto uno o due altri passeggeri. Già a vederlo si capiva che non doveva essere del tutto a posto. Sulla sessantacinquina, era vestito alla contadina (rima non voluta) anni sessanta come si vede nei filmati d’epoca quando i contadini erano ancora contadini e non imprenditori agricoli. Sembrava mio nonno dei tempi migliori, pulloverino fantasia triste scollato a V, pantalone di velluto vagamente pulito, scarpe mocassino sformate, capello impomatato, busta di plastica rossa tra i piedi e sguardo spento fisso nel vuoto del finestrino. Solo ogni tanto si solgeva a guardare me e allora io dovevo distogliere lo sguardo per far finta di nulla, perchè ti assicuro caro il mio lettore curioso, era impossibile guardare negli occhi uno così, non sai mica cosa gli può passare per la testa ad uno così! Potrebbe iniziare ad inveirti contro qualsiasi cosa di incomprensibile o menarti o magari tirare fuori una mannaia da quella borsa rossa che te li poi ti vengon fuori le fantasie più assurde che ti immagini che la borsa all’inizio era bianca come tutte le normali buste di plastica della Coop e poi ora è diventata rossa sporcata dal sangue della mannaia che il tipo ripone dentro dopo aver tranciato le carotidi di quelli che lo guardano negli occhi. Oppure ti può succedere da un tipo così che guardandolo negli occhi questo ti scoppi a piangere addosso abbracciandoti e smoccicandoti sulla spalla che non sò cos’è peggio se questo o il fatto della mannaia! Comunque io ero li in questo vagone deserto che mi immaginavo quasi di essere nella metropolitana nel film I Guerrieri della Notte e solo per questo mi sentivo un pò intimorito e tenevo d’occhio questo tipo cercando di non farmene accorgere perchè me lo sentivo che uno così prima o poi avrebbe fatto qualcosa di strano per cui meritava cercare di non addormentarsi come faccio di solito e stare ad assistere alla perla di comportamento nella quale il tipo si sarebbe cimentato di li a poco. Ed infatti! Lui era lì con lo sguardo perso nel vuoto quando il treno inizia a rallentare e si ferma ad una stazione. A quel punto il tipo schizza su in piedi come un fulmine, senza però picchiare la testa nella mensola portabagagli che io non so com’è che ci picchio sempre io sulla mensola portabagagli di questo cazzo di TAF che l’hanno fatto con il tetto che piega troppo verso l’interno che sembrerebbe che lo volessero fare a punta come il tetto del campanile del paesino di Heidi che a me mi piace il posto accanto al finestrino ma poi quando mi alzo ci picchio sempre il capo in quel cazzo di portabagagli che è troppo basso! Ma il tipo invece schizza su come una molla e non ci picchia anche se io quando l’ho visto schizzare su come una molla mi son detto "ora ci picchia" e invece non c’ha picchiato. Sarà forse perchè era alto si e no 1,60 e invece io sono 1,83 (1,90 con i capelli) ma non c’ha picchiato mentre io ci picchio sempre. Inzomma luilì schizza su come un canguro, si rivolge a me, mi guarda con occhi spiritati e come un’ossesso mi urla "E’ SESTO FIORENTINO QUESTO?!! E’ SESTO FIORENTINO QUESTO?!!! E’ SESTO FIORENTINO QUESTO?!!!!" Io resto di stucco senza riuscire a proferir parola senzata, al più devo avergli farfigliato qualcosa come "bo non sò... forse...." cercando di guardare fuori dal finestrino per vedere dove eravano intanto che cercavo una via di fuga dallo scompartimento nel caso il tipo avesse estratto la mannaia. Il tipo però, forse colto da un momento di compassione verso il mio sbigottimento, decide di non estrarre la mannaia ed uccidermi ma invece prende la busta di plastica rossa e inizia a correre nel corridoio e giù per le scalette fino alla porta d’uscita del treno. Arrivato li sento che inizia ad urlare "NON SI APRE!!! NON SI APEEE!!!" A questo punto il tipo convinto che la porta fosse bloccata dove esser corso verso l’alta porta perchè ho sentito un trambusto assurdo al piano di sotto del vagone che mi immaginavo che si stava facendo largo tra la gente a colpi di mannaia e mi immaginavo già la scena che si sarebbe mostrata ai miei occhi quando sarei dovuto scendere.... un scompartimento intero schizzato di sangue con teste e braccia mozzate sparse sul corridoio a cui stare attento a non pestare che sinceramente mi avrebbe fatto un pò senso... Quindi il tipo dopo aver fatto schizzar via teste e braccia ad una decina di persone deve esser giunto all’altra uscita perchè anche lì l’ho sentito urlare "NON SI APRE!!! NON SI APRE!!! LA PORTA NON SI APREEE!!!" a voce ancora più alta di prima. A questo punto... non ci crederete ma vi assicuro che è vero.... ho visto risbucare il tipo dalle scalette che stava tornando al piano di sopra che che ne sò che cosa gli era saltato in mente che forse ci fossero state le porte anche al piano di sopra? O forse ci aveva ripensato e voleva anche la mia testa preso dalla follia in cui era in pieno panico perchè lui doveva scendere e le porte non si aprivano!?!? Insomma stava risalendo le scale e intanto continuava a urlare "LE PORTE NON SI APRONOOO!!!" Al che io sempre più allibito ma deciso a tentare di salvermi la vita mi sono alzato e gli ho chiesto se avesse pigiato il pulsante che è sulle porte. Il tipo allora si è rifiondato di sotto ha pigiato il pulsantino all’uopo adibito all’apertura delle porte in questi nuovi treni perle di modernità ed efficenza ed è riuscito a scendere in tempo prima che il treno ripartisse.... Io pian piano sono riuscito a scuotermi dallo sbigottimento della scena a cui avevo avuto il piacere testè di assistere e mentre mi adagiavo sul seggiolino tentando di assopirmi nel dondolio del treno mi son chiesto che personaggioni ci sono in giro e soprattutto sui treni dei pendolari che ce nè proprio un concentrato dei migliori! Mentre mi stavo per addormentare in verità mi son rattristato un pò perchè mi son reso conto che non ci son più i Guerrieri della Notte di una volta che non capivo come mai avesse fatto tutto quel casino per la posta che pensava bloccata e non l’avesse invece sfasciata subito a colpi di mannaia .... èh... anche i Guerrieri della Notte invecchiano!
Tragedia e commeddia
Spesso la nostra vita vista da noi stessi la percepiamo come una tragedia, mentre vista da altri dal di fuori appare come una commedia.... io non l'avrei potuto dire meglio... il tipo qui sotto doveva essere uno che qualcosina capiva, mica Ciccirinella....
« E' davvero incredibile come insignificante e priva di senso, vista dal di fuori, e come opaca e irriflessiva, sentita dal di dentro, trascorra la vita di quasi tutta l'umanità. E' un languido aspirare e soffrire, un sognante traballare attraverso le quattro età della vita fino alla morte, con accompagnamento d'una fila di pensieri triviali.
Gli uomini somigliano a orologi che vengono caricati e camminano, senza sapere il perché; ed ogni volta che un uomo viene generato e partorito, è l'orologio della vita umana di nuovo caricato, per ripetere ancora una volta, fase per fase, battuta per battuta, con variazioni insignificanti, la stessa musica già infinite volte suonata.
Ciascun individuo, ciascun volto umano e ciascuna vita non è che un breve sogno dell'infinito spirituale naturale, della permanente volontà di vivere; non è che una nuova immagine fuggitiva, che la volontà traccia per gioco sul foglio infinito dello spazio e del tempo, lasciandola durare un attimo appena percettibile di fronte all'immensità di quelli, e poi cancellandola, per dar luogo ad altre. Nondimeno, e in ciò è l'aspetto grave della vita, ognuna di tali immagini fugaci, ognuno di tali insipidi capricci dev'essere pagato dall'intera volontà di vivere, in tutta la sua violenza, con molti e profondi dolori, e in ultimo con un'amara morte, a lungo temuta, finalmente venuta. Per questo ci fa così subitamente malinconici la vista di un cadavere.
La vita d'ogni singolo, se la si guarda nel suo complesso, rilevandone solo i tratti significanti, è sempre invero una tragedia; ma, esaminata nei particolari, ha il carattere della commedia. Imperocché l'agitazione e il tormento della giornata, l'incessante ironia dell'attimo, il volere e il temere della settimana, gli accidenti sgradevoli d'ogni ora, per virtù del caso ognora intento a brutti tiri, sono vere scene da commedia. Ma i desideri sempre inappagati, il vano aspirare, le speranze calpestate senza pietà dal destino, i funesti errori di tutta la vita, con accrescimento di dolore e con morte alla fine, costituiscono ognora una tragedia.
Così, quasi il destino avesse voluto aggiungere lo scherno al travaglio della nostra esistenza, deve la vita nostra contenere tutti i mali della tragedia, mentre noi riusciamo neppure a conservar la gravità di personaggi tragici, e siamo invece inevitabilmente, nei molti casi particolari della vita, goffi tipi da commedia. »
« E' davvero incredibile come insignificante e priva di senso, vista dal di fuori, e come opaca e irriflessiva, sentita dal di dentro, trascorra la vita di quasi tutta l'umanità. E' un languido aspirare e soffrire, un sognante traballare attraverso le quattro età della vita fino alla morte, con accompagnamento d'una fila di pensieri triviali.
Gli uomini somigliano a orologi che vengono caricati e camminano, senza sapere il perché; ed ogni volta che un uomo viene generato e partorito, è l'orologio della vita umana di nuovo caricato, per ripetere ancora una volta, fase per fase, battuta per battuta, con variazioni insignificanti, la stessa musica già infinite volte suonata.
Ciascun individuo, ciascun volto umano e ciascuna vita non è che un breve sogno dell'infinito spirituale naturale, della permanente volontà di vivere; non è che una nuova immagine fuggitiva, che la volontà traccia per gioco sul foglio infinito dello spazio e del tempo, lasciandola durare un attimo appena percettibile di fronte all'immensità di quelli, e poi cancellandola, per dar luogo ad altre. Nondimeno, e in ciò è l'aspetto grave della vita, ognuna di tali immagini fugaci, ognuno di tali insipidi capricci dev'essere pagato dall'intera volontà di vivere, in tutta la sua violenza, con molti e profondi dolori, e in ultimo con un'amara morte, a lungo temuta, finalmente venuta. Per questo ci fa così subitamente malinconici la vista di un cadavere.
La vita d'ogni singolo, se la si guarda nel suo complesso, rilevandone solo i tratti significanti, è sempre invero una tragedia; ma, esaminata nei particolari, ha il carattere della commedia. Imperocché l'agitazione e il tormento della giornata, l'incessante ironia dell'attimo, il volere e il temere della settimana, gli accidenti sgradevoli d'ogni ora, per virtù del caso ognora intento a brutti tiri, sono vere scene da commedia. Ma i desideri sempre inappagati, il vano aspirare, le speranze calpestate senza pietà dal destino, i funesti errori di tutta la vita, con accrescimento di dolore e con morte alla fine, costituiscono ognora una tragedia.
Così, quasi il destino avesse voluto aggiungere lo scherno al travaglio della nostra esistenza, deve la vita nostra contenere tutti i mali della tragedia, mentre noi riusciamo neppure a conservar la gravità di personaggi tragici, e siamo invece inevitabilmente, nei molti casi particolari della vita, goffi tipi da commedia. »
Ma non ho ancora capito,
con la mia cultura fasulla,
chi avesse capito la vita,
chi non capisse ancor nulla.
02 marzo 2007
01 marzo 2007
Eclissi di Luna
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