Siccome non ci son più i bei tempi di una volta in cui c'erano giornate intere in cui a lavoro non avevo un cazzo da fare e me ne potevo stare a girovagare su internet e a scrivere bellissimi post per la gioia dei miei indaffarati lettori, questo blog sta latitando. Non ho più il tempo i raccontare i particolari della mia mirabolante vita su questo seguitissimo blog per cui le alternative son due anzi tre. O continuo come negli ultimi mesi a scrivere ogni morte di papa (si fa per dire... anche perchè se dipendesse dai post che scrivo allora ne scriverei più spesso.... ma tanto morto un papa fatto un'altro e quindi non c'ha neanche senzo) o smetto del tutto di scrivere (ma mi dispiace) o la terza che poi è quella che ho deciso di fare è che sarò telegrafico. Da qui in avanti riprenderò a scrivere più spesso su stò blog ma non farò post lunghi e dilunganti (come il presente appunto porcaputtana ma abbiate pazienza che è il primo post telegrafico che faccio e mi devo ancora esercitare meglio). Da ora in avanti vi scriverò le cose salientidegnedinota ma senza fronzoli, rigirii, e divagazioni TUN PAH! questo è tutto e ciao!
Certe volte si trovano cose buone dove non ce lo aspettiamo.
Ieri sera ho mangiato un gelato dimolto buono in un posto che non mi sarei mai aspettato di trovare un gelato così bono. Ovvero al circolino difronte a casa mia. Ero rassegnato ad un gelato industriale ipercongelato invece ho scoperto che hanno messo anche il gelato artigianale. Ok hanno solo 6 gusti ma il gelato è sorprendentemente buono considerando il luogo triste che è quel circolo li. Spero solo che non sia uno special solo per la festa della madonna che sediovole siamo quasi a fine. Speriamo che la prossima settimana con la dipartita della mandria di fedeli invasati in cerca di grazia, vacchinirinco che si piazzano nel mezzodistrada e nonsispostanonencheapregà (la madonna, il principale, il figlio, i santi conosciuti o inventati, satana.... scegliete voi tanto è uguale loro non si schiodano), macchine parcheggiate stile demolitore, bambini urlanti (evidentemente portati li al santuario perchè posseduti dal demonio), briai e friends (i briai al circolinio ci son tutto l'anno ma per la festa della madonna invitano un sacco di loro amici dai circolini più lontani)... speriamo che quando tutto questo casino della madonna sarà finito, ci rimanga il banco del gelato artigianale.... credo che per tutto quello che ho dovuto sopportare in questo mese un buon gelato me lo sia guadagnato!
E meno male che dovevo scrivere post corti... vabè facciamo che i post telegrafici iniziano dal prossimo è!?
27 maggio 2009
19 maggio 2009
Sabbia e calore
Ieri sera, in macchina, dopo la palestra, in quello stesso parcheggio, la radio accesa, questa canzone
continuo a ripetermi che è stato solo un sogno....
meglio così...
Avevano parlato a lungo di passione e spiritualità.
E avevano toccato il fondo della loro provvisorietà.
Lei disse sta arrivando il giorno,
chiudi la finestra o il mattino ci scoprirà.
E lui sentì crollare il mondo,
sentì che il tempo gli remava contro,
schiacciò la testa sul cuscino,
per non sentire il rumore di fondo della città.
Una tempesta d'estate lascia sabbia e calore.
E pezzi di conversazione nell'aria e ancora voglia d'amore.
Lei chiese la parola d'ordine, il codice d'ingresso al suo dolore.
Lui disse "Non adesso, ne abbiamo già discusso troppo spesso,
aiutami piuttosto a far presto,
il mio volo lo sai partirà tra poco più di due ore.
Sentì suonare il telefono nella stanza gelata
e si svegliò di colpo e capì di averla solo sognata.
Si domandò con chi fosse e pensò "E' acqua passata".
E smise di cercare risposte, sentì che arrivava la tosse,
si alzò per aprire le imposte,
ma fuori la notte sembrava appena iniziata.
Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai.
Lei disse misteriosamente "Sarà sempre tardi per me quando ritornerai".
E lui buttò un soldino nel mare, lei lo guardò galleggiare, si dissero "Ciao!"
per le scale e la luce dell'alba da fuori sembrò evaporare.
E avevano toccato il fondo della loro provvisorietà.
Lei disse sta arrivando il giorno,
chiudi la finestra o il mattino ci scoprirà.
E lui sentì crollare il mondo,
sentì che il tempo gli remava contro,
schiacciò la testa sul cuscino,
per non sentire il rumore di fondo della città.
Una tempesta d'estate lascia sabbia e calore.
E pezzi di conversazione nell'aria e ancora voglia d'amore.
Lei chiese la parola d'ordine, il codice d'ingresso al suo dolore.
Lui disse "Non adesso, ne abbiamo già discusso troppo spesso,
aiutami piuttosto a far presto,
il mio volo lo sai partirà tra poco più di due ore.
Sentì suonare il telefono nella stanza gelata
e si svegliò di colpo e capì di averla solo sognata.
Si domandò con chi fosse e pensò "E' acqua passata".
E smise di cercare risposte, sentì che arrivava la tosse,
si alzò per aprire le imposte,
ma fuori la notte sembrava appena iniziata.
Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai.
Lei disse misteriosamente "Sarà sempre tardi per me quando ritornerai".
E lui buttò un soldino nel mare, lei lo guardò galleggiare, si dissero "Ciao!"
per le scale e la luce dell'alba da fuori sembrò evaporare.
[Compagni Di Viaggio - Francesco De Gregori]
continuo a ripetermi che è stato solo un sogno....
meglio così...
15 maggio 2009
L'uomo che aveva picchiato la testa
Domani esce in edicola con Il Tirreno il film di Paolo Virzì che racconta la vita di Bobo Rondelli
L'uomo che aveva picchiato la testa
Bobo è un ganzo!
L'uomo che aveva picchiato la testa
Bobo è un ganzo!
12 maggio 2009
Dagli gasse!... pianooooo!
Un pazzo bombarolo sta piazzando bombe sugli autobus della Lazzi.....
come mai agisce così e chi potrà fermarlo?
Questo è nei minimi termini la trama di "Lesto! - Per il rotto della cuffia"
Lesto è la parodia del film Speed, tagliato, riappiccicato e ridoppiato da quella banda di sciroccati della Gassenfondo.com di cui modestamente faccio parte.
E' stato un duro lavoro... si dice sempre così per darsi importanza.... in realtà durante la lavorazione ci siamo divertiti come bimbi tra le palle dell'Ikea e spero che anche il nostro pubblico possa farsi delle belle risate gurdando questo ridoppiaggio.
Domenica 17 alle ore 22.00 al circolo Ho-CHi-Minh di Pistoia (porta al Borgo) ci sarà la prima di LESTO!
Non mancate!
PS: ovviamente la proiezione del film è a gratisse ma se venite in autobus ricordatevi di obitlerale.... obitarare.... oblitrerare... obiliterelare... olibiliterapprrrhh.... obliterare il biglietto!
come mai agisce così e chi potrà fermarlo?
Questo è nei minimi termini la trama di "Lesto! - Per il rotto della cuffia"
Lesto è la parodia del film Speed, tagliato, riappiccicato e ridoppiato da quella banda di sciroccati della Gassenfondo.com di cui modestamente faccio parte.
E' stato un duro lavoro... si dice sempre così per darsi importanza.... in realtà durante la lavorazione ci siamo divertiti come bimbi tra le palle dell'Ikea e spero che anche il nostro pubblico possa farsi delle belle risate gurdando questo ridoppiaggio.
Domenica 17 alle ore 22.00 al circolo Ho-CHi-Minh di Pistoia (porta al Borgo) ci sarà la prima di LESTO!
Non mancate!
PS: ovviamente la proiezione del film è a gratisse ma se venite in autobus ricordatevi di obitlerale.... obitarare.... oblitrerare... obiliterelare... olibiliterapprrrhh.... obliterare il biglietto!
08 maggio 2009
Domenica in Pz. Duomo
Accidenta! Con tutto questo lavoro mi stavo per dimenticare le cose importanti!
Mi scordavo di invitare i miei appassionati lettori alla ganzissima manifestazione che si terrà domenica pomeriggio in Pz. Duomo a Pistoia.
Ci saranno un sacco di associazioni ed eventi tra cui la nostra scuola e come sempre faremo massaggi a gratisse e dimostrazioni di Tai Ji nonchè un'interessante conferenza in cui parlerà anche il nostro Maestro.
Mi scordavo di invitare i miei appassionati lettori alla ganzissima manifestazione che si terrà domenica pomeriggio in Pz. Duomo a Pistoia.
Ci saranno un sacco di associazioni ed eventi tra cui la nostra scuola e come sempre faremo massaggi a gratisse e dimostrazioni di Tai Ji nonchè un'interessante conferenza in cui parlerà anche il nostro Maestro.
Il programma completo lo trovate qui:
Dai un senso alla vita: RISPETTALA!
Spero di vedervi numerosi!
Etichette:
Certe volte accade che...,
Cose buone dal mondo
06 maggio 2009
Mi dispiace ma....
In questi giorni per vari motivi non ho scritto nulla su questo blog. Sono molto occupato e non ho il tempo di scrivere anche se di cose da scrivere ne avrei molte.
Mi rifaccio vivo però perchè ho trovato questo articolo che vi incollo qui sotto.
Qualcuno potrebbe trovarlo discutibile... lo posto proprio per questo, per discuterne....
Io sono d'accordo con lui.
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."
(di Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia)
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta delpremier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, delpopolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo delpozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni voltala Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia delnostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?
Il tempo deldolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma delponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti delterremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquilain realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti delgiorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso delcanone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.
Giacomo Di Girolamo
Mi rifaccio vivo però perchè ho trovato questo articolo che vi incollo qui sotto.
Qualcuno potrebbe trovarlo discutibile... lo posto proprio per questo, per discuterne....
Io sono d'accordo con lui.
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."
(di Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia)
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta delpremier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, delpopolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo delpozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni voltala Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia delnostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?
Il tempo deldolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma delponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti delterremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquilain realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti delgiorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso delcanone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.
Giacomo Di Girolamo
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