Adesso vi racconterò una storia.
A me mi garba dimolto assai andare a fare delle camminate. Quando posso cerco sempre di fare dù passi in luoghi inesplorati in montagna o in campagna e quando trovo un nuovo sentiero provo a percorrerlo per vedè dove mi riesce di arrivare. Ora un giorno lungo uno di questi sentieri scoprii una bella panchina di legno che era messa lì apposta per riposarsi perchè il sentiero per arrivare fin li era assai faticoso e dalla panchina si vedeva anche un bel panorama.
Mi piacque così tanto quella panchina che ne parlai a un amico e anche lui decise di fare quel sentiero per arrivare a quella panchina ed ammirare il panorama che si vede da lì.
Così io gli spiegai a grandi linee da dove partiva il sentiero, gli dissi anche che era un pò difficile da percorrere, gli feci gli augiri di buon vieggio e così lui partì cammina cammina, lungo questo sentiero verso la panchina. All’inizio il sentiero in questione è piacevole da seguire anche se si incontrano subito delle difficoltà da attraversare, ciottoli, buche, qualche albero caduto di traverso però si procede abbastanza speditamente anche perchè c’è l’entusiasmo del viaggio appena intrapreso e dei posti nuovi che si stanno scoprendo. Poi però più che si và in là e più che il sentiero diventa difficile da percorrere. I ciottoli diventano dei massi belli grossi tutti bitorsoluti, le buche deventano delle belle voragini e dei fossi e certe volte la vegetazione è così intrigata che non si vede dove si mettono i piedi e non si capisce più dove si stà andando. Per questo capita che tanti di quelli che iniziano a percorrere questo sentiero dopo un pò decidano che si sò stancati e si fermano o tornano indietro a casina loro.
Ora il mio amico dopo aver attraversato fossi, aggirato massi, scivolato dentro buche ma che poi s’era rialzato e aveva continuato, mezzo stronco, stanco morto, con i ginocchi sbucciati e tutto graffiato dai pruni che aveva trovato lungo il percorso, arrivò anche lui alla famosa panchina.
Quando si mise a sedere lì accanto a me sulla panchina per ripigliassi dalla faticaccia che aveva fatto per arrivare fin li gli sembrò che la panchina fosse dimolto ma dimolto comoda che era proprio adatta per far riposare i poeracci stanchi che arrivavano fin lì dopo aver attraversato tutte le difficoltà del sentiero e il panorama che si vedeva da lì era dimolto bello assai.
Ora mentre erimo lì a riposarci tutti contenti sulla panchina si vide arrivare una Jippe a tutto fòo lungo il sentiero testè percorso con grande fatica. Arrivata la Gippe nei pressi della panchina si sofferma e ti scaricano quasi al volo un tipo, dopodichè la Gjppe riparte. Il tipo appena sceso si guarda un attimo intorno per capì dov’è e poi anche lui viene a sedersi sulla panchina. Appena seduto si volge verso di noi e ci fà “Però scomoda questa panchina è! M’hanno detto che era bello qui che c’era un bel panorama e una panchina comodissima da cui ammirarlo ma a me questo posto mi fa dimolto caare assai!”
Ora da questa storia che vi ho raccontato io ho capito due cose:
1) Che non sò come si scrive Giippe
2) Non ve lo dico. Pensateci da soli che se no è inutile.
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11 commenti:
Io lo so qual è la 2!! E' che a te ti garbano tutte le cose che agli altri gli fan proprio schifo!!
E tu sei troppo di nicchiaaaa!!
Grazie Gattafruata, per me questo è un complimento....
Comunque questo post si riferiva ad un'altra cosa.
Ah! allora la panchina era una metafora del sesso?
OH!!! Ma te pensi sempre al sesso è!!!! Sei (quasi) peggio di me....
No non era neanche riferita la sesso! Vediamo se riesci ad indovinare....
Sì sì sì se n'è parlato ieri sera. Ci sta che non capisca perchè te fai discorsi troppo di stanicchia.
Comunque non è che tu rappresenti la tua coscienza e il tuo amico rappresenta te stesso? Sarebbe una bella lettura, in chiave introspettiva.
Ok, ora quella di stranicchia son io!
Primo> se n-[ parlato ieri sara ma come sempre non c-hai capito una straminchia.
Secondo> Non [ per nulla introspettiva, anzi al contrario [ molto estrospettiva o come cacchio si dice, perch[ non [ riferito a me ma ad un-altra.
Terzo> te non sei di stranicchia, al massimo ogni tanto sei di nicchia, di stranicchia ci son solo io!
Quarto> Scusa per i caratteri strani che ho scritto ma sono al computer del m= fratello scienziato che usa la tastiera con i caratteri in inglese perch[ la tastiera in inglese [ molto di nicchia!
A me questa storia fa pensare a due amici che lavorano nello stesso posto e hanno faticato tanto per ottenerlo quando arriva un figlio di papà, con la strada spianata, che avendo ottenuto tutto e subito non si accontenta di un posto qualsiasi...infatti scommetto che il seguito della storia è che, dopo qualche giorno,arrivano le ruspe e spianano la panchina e ci fanno un bell'albergo con vista sul panorama e a voi vi sbattono fuori!
Qualcosa mi dice che hai qualche problema a lavoro :P
Ti capisco, comunque no, non era riferito all'ambiente di lavoro
1. Se escribe Jeep!!! jajaja
2. La vida es un largo viaje donde al final todos llegamos al mismo destino que es la muerte.
Lo más hermoso que podremos recordar de nuestro propio viaje serán las experiencias dificiles que hayamos vivido y que hayamos superado en las pruebas de la vida.
La "panchina" para mí es el ataúd.
eheheh :) certe volte invece di usare l'italiano corretto scrivo in dialetto (in italia abbiamo tantissimi dialetti) e invento anche qualche parola. Spero riuscirai a decifrare quando scrivo così :D
Sono d'accordo che le esperienze difficili che riusciamo a superare sono quelle che ti segnano di più la vita. Comunque la panchina era una metafora per significare il raggiungimento di una tappa importante della nostra vita... poi dopo che ci siamo riposati un pò e abbiamo goduto del panorama dobbiamo alzarci e rimetterci in cammino... verso un'altra panchina che ci aspetta più avanti... :)
Yo usé el traductor y no podía traducir tu dialecto!!! jajajaja
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